Chiesa di San Nicola Pontefice

La chiesa di San Nicola Pontefice è collocata in pieno centro storico

Descrizione

STORIA

La prima testimonianza che documenta l’esistenza della chiesa di Policastro risale al periodo altomedievale, quando la diocesi di “Palaeocastri” (ὁ τοῦ Пαλαιοϰάστρου), suffraganea di Santa Severina di Calabria (Tῷ Ἁγίας Σευηρινῆς, Kαλαβρίας), compare nel rimaneggiamento della “Néa tacticà” o “Dispositio (Diatyposis)” pubblicata da Leone VI il Filosofo (886-911), che sembra potersi localizzare ad epoca anteriore al Mille, ma la cui redazione pervenutaci è del tempo di Alessio Comneno (posteriore al 1084).
La scomparsa della diocesi di Policastro agli inizi dell’età feudale, a seguito, forse, delle trasformazioni esemplificate dai fatti traumatici ricordati dal Malaterra – fatti riconducili nell’ambito del processo di formazione del territorio della nuova “terra” – trova alcuni riferimenti nelle vicende della chiesa di San Nicola “de Policastro”, che ebbe un passato di monastero durante il periodo altomedievale.
Tale realtà emerge in parte, solo attraverso poche tracce presenti in documenti posteriori all’età medievale, che dimostrano, comunque, della sua esistenza in una fase precedente a quella feudale, quando i suoi possedimenti dovevano essere articolati in diversi tenimenti, non riconducibili ad un solo territorio. Una organizzazione propria dei monasteri del periodo altomedievale che, cancellata nei luoghi sottoposti al dominio vescovile, permarrà in seguito nella dimensione abbaziale, lontano da questa giurisdizione.
Una di queste tracce, si rinviene nella copia di un documento cinquecentesco che riporta la confinazione del territorio di Melissa, dove troviamo: “… e saglie fin alle timpe dette di Santo Nicola de Pulicastro terr.o di Strongoli, …”mentre, una seconda compare alla fine del Settecento, quando risulta che l’arcipretura di Policastro, dignità cui era annessa la parrocchiale di San Nicola della Piazza, deteneva ancora lo jus arandi sulle terre dette “li Cursi di Ginò” poste in territorio di Mesoraca, sulle quali esigeva, quando si seminavano, “un quarto” per ogni tomolata coltivata.
La sua antica identità abbaziale, risulta ricordata ancora agli inizi del Seicento, quando la chiesa è menzionata in qualità di “Abatia di s.to Nicola della piazza”, ed a testimonianza di concessioni che discendevano da antichi diritti, esigeva alcuni censi perpetui di un carlino infissi su abitazioni e terre poste in Policastro.
Secondo una testimonianza degli inizi del Settecento, fatta dai parroci di Policastro, San Nicola della Piazza costituiva la “prima” parrocchia di Policastro ed in ragione della sua antica eccellenza, godeva il titolo di matrice, con un rettore insignito della prerogativa di arcipresbitero

Agli inizi del dominio aragonese, la chiesa parrocchiale di “S. Nicolai de Policastro”, compare in un atto del 21 agosto 1443 riportato dai regesti vaticani, quando la sua rendita, assieme a quella della chiesa senza cura dei SS. Quaranta di Santa Severina, era annessa all’arcidiaconato di Santa Severina, prima dignità del capitolo dopo quella vescovile. Rendita che, in questa occasione, vacante per la morte dell’arcidiacono Nicolao Bartonio, fu confermata a Guillelmo de Lappadya, al quale era stata concessa precedentemente.
Circa un decennio dopo, sempre nei regesti vaticani, la parrocchiale comincia a comparire con il titolo di San Nicola della Piazza, risultando affidata ad un presbitero in qualità di rettore.
Il 6 maggio 1455, il papa Callisto III ordinava al vescovo di Strongoli, di inquisire il presbitero Nicolao Cappa che, in qualità di rettore della chiesa parrocchiale di “S. Nicolai de Plateis”, era stato accusato di molti crimini. Si ordinava quindi che, nel caso ciò fosse stato corrispondente al vero, si procedesse alla sua rimozione, assegnando la parrocchiale al presbitero Antonio Contello di Policastro.
In seguito troviamo che, oltre ad essere identificata con questo titolo, essa ricorre nei documenti anche con l’appellativo di “maiorem”, come si rileva già in un atto del 15 agosto 1519 stipulato nella terra di Policastro, quando risulta indicata come la “ecclesiam sancti nicolai maiorem”.[xviii] L’uso di questo appellativo continua ad essere documentato anche successivamente, quando troviamo che il beneficio era annesso all’arcipresbiterato del luogo.
Fin da tempi remoti fece capo a questa chiesa l’arciconfraternita del SS. Sacramento che secondo don Domenico Sisca era così ricca che nel 1685 a proprie spese operò il restauro della chiesa. All’arcipretura erano collegate le antiche parrocchie di Sant’Angelo della Piazza (ubicata sotto via Arringa ma oggi non più esistente) e di Santa Maria dei Francesi. Comunque la chiesa Matrice ebbe pure il nome fino al 1808 di “Chiesa del Santissimo”. Antistante la facciata principale si apre un “largo”, giusta la tradizione urbanistica dell’epoca medievale.


VALORE ARTISTICO

Si compone di una struttura rettangolare, in mezzo la navata centrale, più ampia e più alta, ai lati due navate più strette e più basse, il tetto è a botte. Due opere molto valide sotto il profilo dei beni culturali arricchiscono il tempio: una “Sacra Famiglia”, opera del pittore policastrese Francesco Giordano ed un “S. Sebastiano Martire” che orna l’altare dell’antica nobile famiglia dei Callea, opera quasi conforme a quella realizzata dal famoso pittore di Taverna Mattia Preti. Dietro il portone centrale è infine ubicata una acquasantiera in pietra calcarea massiccia e preziosa per la sua fattura in stile rinascimentale. È dunque una delle Chiese di Petilia più ricca di opere d’arte e di memoria storica. La facciata con tetto a due spioventi e timpano, è spartita da lesene lisce. Il portale maggiore è in pietra a vista, ad arco, con architrave a dentelli; la fascia decorativa con racemi in bassorilievo è fra lesene scanalate, terminanti in fogliami e volute joniche con due angeli in altorilievo tra l’arco e i capitelli. Nella fascia più alta in ovale risulta la data “1651”. Più in basso “Sia laudato il SS.mo Sacramento P.” “P.F. 1685”. Il campanile in tre ordini, ha la base più larga con in mezzo un passaggio con arcata a sesto acuto. Nel secondo ordine si notano le sculture in pietra dei SS. Pietro e Paolo; sul retro vi è un busto anche in pietra raffigurante San Nicola Pontefice. Sull’arco maggiore un cartiglio sagomato con decori a stucco, mostra il calice con l’Ostia. L’abside semicircolare, spartita a spicchi, ha un coro ligneo con ventiquattro stalli superiori e scanni inferiori più semplici risalenti al secolo XIX. Sul fondo, in una cornice a muro, un dipinto molto inscurito raffigura San Nicola Pontefice con personaggi ai lati. Il catino absidale ha decorazioni a stucco molto elaborate. Il pavimento è in cotto. A destra dell’entrata vi è una conca battesimale su base cilindrica, corpo in pietra lavorata a baccelli e una fascia a decori vegetali. Sul primo pilastro a destra di marmo scuro vi è una iscrizione di consacrazione: Di sicuro interesse è un altorilievo raffigurante la Pietà di pietra forte con tracce di colore. La vergine a mezzobusto ha il petto prominente e la veste a pieghe. Il Cristo a figura intera è posto trasversalmente e presenta anomalie di proporzione rispetto alla Madonna. Il gruppo è murato. Nell’abside sono collocate le due tele provenienti dalla chiesa ormai non più esistente di Santa Caterina: SAN PIETRO e la VERGINE del CARMELO. Le tele suddette fanno parte ormai da secoli del patrimonio dei beni culturali di Petilia.


ALTARI

Sul lato sinistro per chi entra vi era un altare di marmo, patrocinato dalla famiglia Tronca, oggi non è più esistente. A lato destro l’altare della famiglia Carvelli con su la tela del Giordano già citata la scritta “Giuseppe eresse la cappella all’almo Gesù”. Sul lato sinistro l’altare di San Sebastiano, in marmi policromi, con quadro del Santo così descritto dal Mannarino nel 1721 ”Evvi a destra la Cappella di San Sebastiano Martire primo Protettore della Città, fondata dalla nobilissima Famiglia Callea ed arricchita di fondi con un Pio monte“.

Modalità di accesso

Accesso gratuito. La chiesa presenta tre ingressi: il principale con gradino raso terra, la porta sulla destra con gradino alto, la porta sulla sinistra con gradino raso terra.

Dall’ingresso del paese segui Via Arringa, prosegui per la tangenziale, svolta a destra e continua su Via E. Berlinguer, svolta a destra e prosegui per Corso Giove, prosegui per via Risorgimento fino ad arrivare in Piazza Filottete, prosegui per 200 metri e poi subito a destra in Via San Sebastiano dove si trova al Chiesa.

Indirizzo

Via San Sebastiano, 30

Contatti

Chiesa di San Nicola Pontefice

Telefono: 0962433811

Ultimo aggiornamento: 13/03/2024, 16:23

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